Una ragazza di 28 anni siciliana è stata violentata dopo aver risposto a un finto annuncio di lavoro online. Arrestato un 58enne.
Una ragazza di 28 anni siciliana è caduta vittima di una violenza brutale dopo aver risposto a un annuncio di lavoro online. L’offerta, che prometteva un impiego come addetta alle pulizie in appartamenti turistici, si è rivelata una trappola orchestrata da un uomo di 58 anni. Un episodio che richiama alla mente il caso della 21enne sequestrata e violentata per ore in un bar abbandonato, sempre con la scusa di un finto colloquio di lavoro.

Una finta offerta di lavoro per tenderle una trappola: i fatti
La giovane donna, come riportato da Fanpage, aveva risposto a un annuncio online per un lavoro apparentemente regolare: addetta alle pulizie in appartamenti destinati a turisti. Dopo aver preso contatti, si è presentata all’appuntamento indicato, convinta di sostenere un normale colloquio di lavoro. Tuttavia, una volta sul posto, è stata aggredita e costretta a subire atti sessuali da parte del 58enne, approfittando della sua condizione di vulnerabilità.
L’uomo è stato arrestato dai Carabinieri della Stazione di Ibla, in provincia di Ragusa, su disposizione del giudice per le indagini preliminari. La custodia cautelare in carcere è stata richiesta dalla Procura della Repubblica locale.
L’indagine partita dalla denuncia al medico curante
La verità è venuta alla luce solo dopo che la 28enne, profondamente segnata da quanto accaduto, ha raccontato i fatti al proprio medico curante. Le conseguenze psicologiche della violenza, aggiunge Fanpage, erano talmente gravi da portarla a stati di prostrazione e a comportamenti autolesionistici. L’interessamento di un familiare e l’aiuto dei medici l’hanno convinta a denunciare formalmente l’accaduto.
Secondo il gip, l’indagato avrebbe agito con modalità già riscontrate in episodi precedenti e su portali online sarebbero presenti altri annunci di lavoro analoghi. Nel disporre il carcere, il giudice ha evidenziato il rischio di “reiterazione del reato“, la gravità delle “modalità di commissione” e “la noncuranza delle condizioni di minorata difesa della vittima“.